Riforma reclutamento docenti: approvato il testo
Dopo diversi giorni di indiscrezione, finalmente è arrivata la conferma. Ottiene finalmente l’approvazione dal Governo il decreto legge che gestisce e disciplina le nuove misure in merito al reclutamento docenti, arriverà adesso in Senato dove le forze politiche si preparano alle modifiche.
Il nuovo decreto legge Pnrr conterrà il piano di reclutamento insegnanti previsto dal Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Prima però, il testo dovrà essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale, da quel momento partirà l’iter parlamentare, che dunque, si avvierà al Senato. Alla Camera, invece, il testo arriverà blindato e con zero chance di modifica.
I prossimi mesi saranno di fuoco per la scuola: dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale ci vorranno almeno 45-50 giorni (dunque a metà giugno) per vedere il provvedimento diventare legge dello Stato.
Le nuove proposte, urgenti e approvate da poco, fanno riferimento al nuovo piano di ripresa e resilienza. Il testo di cui sopra, come già si vociferava da tempo, è anche definito “Riforma reclutamento docenti“, e mira ad integrare un nuovo percorso per l’inserimento in ruolo della figura di insegnante.
Le norme principali previste con l’approvazione di tale decreto sono diverse:
- Introdotte nuove regole in merito a formazione continua per il reclutamento dei docenti, soprattutto nella scuola secondaria;
- Percorsi più precisi per gli individui che desiderano insegnare;
- Definiti in maniera precisa gli obiettivi di formazione per i docenti;
- Concorsi annuali e costanti per il reclutamento di nuovo personale operativo.
Questo è però solo un piccolo assaggio. Vediamo insieme le novità della Riforma reclutamento docenti del 2022.
Indice dei contenuti:
Riforma reclutamento docenti: il testo approvato
Prima di procedere con l’analisi del testo approvato dal Consiglio, bisogna cominciare con una premessa. Il testo in questione, infatti, deve ancora passare per la firma del Presidente della Repubblica, venendo solo successivamente pubblicato in Gazzetta. Solo in quel momento diverrà ufficialmente valido e correttamente approvato.
Il testo affronta diversi punti cardine, relativi soprattutto alla formazione iniziale, l’abilitazione e la formazione continua.
La formazione iniziale
Grazie all’approvazione del nuovo testo, si conferisce maggiore precisione al nuovo percorso di formazione iniziale, abilitazione ed inserimento. Questo nuovo procedimento d’avvio prevede dunque tre passaggi fondamentali, i quali saranno adesso la nuova certezza di tutti gli aspiranti docenti. Il nuovo percorso include dunque:
- Percorso formativo con abilitazione, attribuente formazione iniziale per almeno 60 CFU. Questo sarà corredato di prova finale coerente con il percorso di studi;
- Concorso pubblico nazionale, il quale sarà ripetuto con cadenza annuale;
- Periodo di prova in servizio ufficiale, con l’aggiunta di una valutazione alla fine del percorso.
Una discreta importanza è, chiaramente, attribuita al percorso di formazione iniziale. Parliamo di un processo da svolgersi dopo il primissimo percorso di Laurea, anche se sarà comunque possibile affiancare i due percorsi nel caso dell’integrazione di determinati crediti formativi. Lo stesso percorso, inserisce nel programma anche un tirocinio nelle scuole. Alla fine del percorso nella sua completa totalità, la prova finale sarà rappresentata da una simulazione di lezione, il cui scopo sarà testare le competenze del candidato e le sue doti di insegnamento.
L’abilitazione
L’abilitazione sarà dunque il passaggio successivo per entrare a far parte di un corpo docente. Questa svolgerà il ruolo di chiave di accesso che permetterà al candidato di partecipare ai concorsi nazionali, ora con cadenza annuale. Tramite questo escamotage, si cerca di coprire in fretta le cattedre vuote, riuscendo al contempo ad inserire in ruolo i candidati meritevoli di insegnare.
L’assunzione, in questo caso, avverrà tramite un primissimo periodo di prova, della durata complessiva di un anno. Questo è forse uno dei passaggi più importanti, in cui prestare più attenzione. Al termine dell’anno di prova, infatti, verrà redatta una sorta di “valutazione”, volta ad accertare le competenze didattiche e relative all’insegnamento che sono state acquisite.
In caso di esito positivo, si procede con l’immissione in ruolo.
Cosa accadrà, tuttavia, prima che il nuovo sistema venga effettivamente implementato? I casi sono due:
- Chi insegna da almeno 3 anni: accede direttamente al concorso. I vincitori potranno poi integrare 30 crediti universitari, potendo quindi poi svolgere la prova di abilitazione;
- Chi non insegna da 3 anni: potrà già conseguire i 30 crediti formativi necessari, comprendendo anche il tirocinio. Fatto ciò, si passerà all’accesso al concorso. Vinto il concorso, i candidati dovranno integrare i successivi 30 crediti formativi, disputando così infine la prova di abilitazione.
Formazione continua
Altre importanti novità arrivano in merito alla formazione in servizio per i docenti immessi. Questa sarà infatti una formazione continua e ben strutturata, che punterà ad innovare e mantenere aggiornati i modelli didattici, tutt’oggi ancora definiti obsoleti. Si tratta di un’esigenza sorta soprattutto in seguito alle conseguenze della Pandemia, che ha rivelato gli effettivi limiti dell’insegnamento attuale nelle scuole statali.
Nel nuovo piano di formazione obbligatoria per i docenti in servizio rientrano dunque la conoscenza e l’assimilazione delle nuove tecnologie in ambito didattico. Le competenze digitali saranno un passo fondamentale per tutti i docenti, che dovranno essere in grado di utilizzare in maniera critica e costruttiva le nuove apparecchiature. Tale formazione sarà integrata nell’orario lavorativo.
Altra introduzione è quella relativa ai metodi di aggiornamento generale, che seguiranno ora un sistema di formazione su base triennale. Questo permetterà ai docenti di rimanere perfettamente al passo con i tempi, ed in grado di progettare un metodo di insegnamento che si adatti alle nuove e più innovative tecniche. Questa sarà invece una formazione posta ad un orario diverso da quello di lavoro, retribuita dalle scuole. Inoltre, i percorsi verranno valutati e, in determinati casi, anche incentivati con un aumento salariale in caso di esito estremamente positivo.
I percorsi per la formazione continua verranno istituiti e regolati dalla Scuola di Alta Istruzione, messa in piedi dalla nuova riforma reclutamento docenti.
Riforma reclutamento docenti: il parere dei Dirigenti e di Pittoni
Nelle scorse ore, in seguito all’approvazione della Riforma reclutamento docenti, sono arrivati i primissimi pareri. Ad esprimersi sono stati inizialmente, in linea generale, i Dirigenti scolastici, con un parere prettamente positivo nei confronti della riforma. Al contrario, il Senatore Mario Pittoni, Lega, (Responsabile Dipartimento Istruzione e Vicepresidente della Commissione Cultura al Senato) boccia completamente il nuovo testo.
Vediamo nei prossimi paragrafi un sunto di quanto affermato da entrambe le parti.
Andis avalla la riforma reclutamento docenti
La prima ad esprimersi in merito alla nuova riforma reclutamento è proprio Andis, che avalla le scelte del Consiglio e le definisce “Strategiche”. Secondo i Dirigenti, infatti, predisporre un percorso Universitario che sia abilitante è stata una scelta saggia, visto e considerato che la stessa associazione aveva più volte battuto sull’argomento della formazione iniziale. Altro parere positivo, inoltre, per quanto riguarda la messa a disposizione di concorsi nazionali annuali.
Questa novità, infatti, allontana il fenomeno del precariato, che in Italia è stato spesso definito come un fenomeno in rapida espansione.
La considerazione dei tre anni di servizio maturati finora dai candidati, inoltre, è per Andis un’ulteriore conferma della buona riuscita della riforma.
Tutto sommato, dunque, i Dirigenti scolastici apprezzano il nuovo testo, valutandolo come più che positivo per l’Istruzione Italiana.
Mario Pittoni boccia la riforma per il reclutamento docenti
Un parere del tutto opposto a quello di Andis arriva dal Senatore Mario Pittoni, della Lega.
Le critiche del Senatore partono, a sua detta, dall’assenza di norme che disciplinino la selezione concorsuale. La critica coinvolge quindi i “test a crocetta“, e la praticamente utopica speranza di gestire e imporre la disposizione di concorsi annuali. Secondo il Senatore, infatti, tale obiettivo risulta letteralmente “impraticabile“.
Le parole del Senatore Pittoni risultano quindi taglienti e difficilmente fraintendibili:
“… il “miraggio” dei concorsi a cadenza annuale, che però – come ben sanno gli addetti ai lavori – nella scuola sono tecnicamente impraticabili”.
Tale “velocizzazione” del percorso di assunzione con concorsi dalla cadenza annuale, infatti, sarebbe per Pittoni il motivo principale della futura scadenza dei nuovi corpi docenti. I tempi così veloci e frenetici, infatti, imporrebbero tempistiche davvero striminzite, che per Pittoni condurrebbero ad uno “scadimento senza precedenti nella qualità del corpo docente“.
Alla luce di tali considerazioni, lo stesso Senatore chiede al Consiglio di prendere in valutazione il testo proposto dalla Lega che, secondo le dichiarazioni di Pittoni, dovrebbero tenere maggiormente considerazione delle direttive arrivate da Bruxelles.
In conclusione, il Senatore giudica “mortificante” il valore che viene attribuito alla formazione dei docenti con questo testo.
Bianchi sulla Riforma Reclutamento Docenti
Alla luce delle dichiarazioni principali arrivate negli scorsi giorni, il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi è intervenuto, con alcune conferme in merito a quanto illustrato con l’approvazione del testo.
Il Ministro Bianchi ha confermato:
“In tutti i Paesi la formazione degli insegnanti è un elemento importantissimo della qualità della scuola. Noi abbiamo stabilito che i 60 crediti si può cominciare ad averli anche prima della laurea magistrale: se un ragazzo ha deciso di fare l’insegnante lo può scegliere già da prima e anche entro la laurea.“
Seguendo tali direttive, dunque, il percorso formativo inerente ai 60 CFU potrà essere completato anche prima di aver ottenuto una Laurea Magistrale, definito dallo stesso Ministro come un “intervento importante”.
“… un percorso chiarissimo per tutti coloro che vogliono diventare insegnanti di scuola secondaria, sia inferiore che superiore: avranno la loro laurea magistrale, poi un percorso all’interno dell’Università di 60 crediti che porterà all’abilitazione, il concorso e l’anno di prova”.
La risposta dei Sindacati alla Riforma
Proprio nelle ultime giornate è dunque giunto anche il parere dei Sindacati e, nello specifico, di Marcello Pacifico dell’ANIEF.
La Riforma viene definita da Pacifico come un “fallimento annunciato“, asserendo che il precariato sarà più che triplicato nel giro di un anno. Secondo ANIEF, infatti, neanche un terzo dei “70 Mila docenti entro il 2024” sarà effettivamente immesso in ruolo, criticando principalmente la presenza di una doppia prova per coloro i quali vinceranno il concorso nazionale.
Il Sindacalista afferma dunque, senza troppi giri di parole, che la nuova riforma reclutamento docenti “fa acqua da tutte le parti”, e non farà altro che rendere ancora più complesso l’Iter per l’immissione in ruolo di un docente. Una situazione ancora più complicata che, qualora dovesse effettivamente divenire Legge, sarà denunciata proprio dai Sindacati direttamente in Europa, minacciando anche una class action contro il Governo.
Giuseppe Titone è un giovane Copywriter e Web Content Writer. A soli 19 anni ha avviato la propria carriera nel mondo digital. Bilingue, con una spiccata passione per la tecnologia e il mondo tech, si occupa della scrittura di contenuti ottimizzati su questo blog.
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